Seminario Buto Blanc con Masaki Iwana

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Seminario di danza buto     con Masaki Iwana

Masaki Iwana (Tokyo, 1945)
Danzatore, coreografo, formatore, regista Masaki Iwana è oggi uno dei danzatori e performer più acclamati di danza Butoh .
Inizia la sua carriera nel 1975 e fino al 1982 ha presentato 150 performance sperimentali in alcune delle quali compare completamente nudo e immobile. Da allora in Europa e in Giappone ha presentato performance e workshop in 35 paesi e ha creato “lavori” costruiti profondamente sulla sua estetica. E’ fondatore e direttore dell’istituto La Maison du Butoh Blanc nato per la ricerca della danza Butoh.
Nel 2006 ha diretto il suo primo film Vermilion Souls’.
Alcuni dicono che l’essenza del Butoh sta nel meccanismo attraverso il quale il danzatore smette di essere se stesso e diventa qualcuno o qualcosa d’altro. Questa concezione della danza è evidentemente molto diversa da quella convenzionale in cui il corpo del danzatore esprime un’emozione o un’idea astratta.
La cosa importante non è trasformarsi in qualcuno o qualcosa, ma la metamorfosi in sé, il fatto che ci si trasformi.
“You can dance like a flower, you can imitate it and it will become the flower of everyone, banal and lacking interest; but if on the contrary, you put the beauty of that flower and the emotion that it evokes into your dead body, then the flower you will create will be unique and true” Kazuo Ohno. (Puoi danzare come un fiore, puoi imitarlo ed esso diventerà il fiore di tutti, banale e di scarso interesse; ma se, al contrario, metti la bellezza di quel fiore e l’emozione che evoca dentro il tuo corpo morto, allora il fiore che avrai creato sarà unico e vero)
Non è dunque la descrizione o la simbolizzazione che stanno alle fondamenta del Butoh.
E’ la metamorfosi. E’ questa ricerca che costituisce la forza del Butoh.

Riguardo alla nostra danza

In primo luogo vorrei parlare del tipo di training che si dovrebbe seguire.

Poiché la danza è “la realizzazione di un sogno attraverso il corpo”, si deve prima conoscere molto bene il proprio corpo.

Quando dico “corpo” mi riferisco ad un corpo totale, che include tutti i livelli: il bio-scheletro, lo spirito e l’intuizione.
La danza non è di per sé movimento ma è profondamente connessa con il movimento. Per tanto si deve conoscere prima la funzione del movimento.

Spesso mi confronto con il corpo di un edificio. La funzione del corpo paragonata a quella di edificio si riflette in tre elementi: 1)forza, 2) flessibilità, e su di essi poggia 3) l’equilibrio. Se questi tre elementi operano bene assieme il corpo diventa movimento e il movimento può avere dei rapporti con la danza. Prima di entrare nella danza occorre allenare il corpo, che è il prezioso strumento per la danza.
Si tratta di una allenamento sulla flessibilità e la resistenza di base attraverso lo stretching e sulla potenza e l’equilibrio.

Questi esercizi hanno un unico scopo: attraverso l’allenamento della parte bassa del corpo (la base del nostro corpo) si prepara il corpo in modo tale che la parte alta possa rilassarsi.

Per quanto riguarda il lavoro nella danza, ho ideato 5 danze fondamentali per far funzionare tutto il corpo.
Questi movimenti sono davvero “fondamentali” in quanto si possono incontrare nella vita quotidiana. Ad esempio camminare, alzarsi in piedi, accovacciarsi, rotolare sul pavimento e girarsi. Se non si riesce ad eseguire questi movimenti fondamentali vi saranno delle carenze nella danza.

Infine occorre allenarsi anche nell’improvvisazione. Il lavoro sull’improvvisazione è assolutamente necessario al fine di liberare la mente e il corpo. Improvvisare non significa fare tutto ciò che si vuole, come generalmente inteso. L’improvvisazione è un lavoro di precisione che avviene scegliendo momento per momento le azioni da eseguire, come il prodotto di impulsi o di percezioni provenienti da delle antenne di cui il nostro corpo dispone, che, se attraverso l’allenamento vengono attivate e divengono sempre più numerose, possono condurci a un tipo di danza più vicina alle necessità della natura.
Ora vorrei affrontare due punti molto importanti. In primo luogo, a differenza dei danzatori classici , noi siamo in un certo senso dei dilettanti. Con un “certo senso” mi riferisco a se vogliamo giudicare, dal punto di vista estetico, definiti modelli e livelli tecnici. Il danzatore professionista si ritirerà immediatamente nel quadro di questi modelli e livelli se perde una sola lezione, quindi non può mancare il coraggio di affrontare questo tipo di allenamento.

Naturalmente anche per noi le lezioni sono preziose, tuttavia proprio perché non vi sono delle misure e dei livelli definiti che noi possiamo rimanere in un certo senso dilettanti. Tuttavia se si pensa che si possa danzare molto facilmente, in realtà è il contrario. E’ incredibilmente difficile, perché la motivazione per danzare non esiste all’interno di modelli o livelli tecnici, ma non esiste neanche senza il proprio io, il proprio sé.

Può sembrare difficile da comprendere ma vorrei sostituire la parola “io” con la parola “concretezza”. Ad esempio se eseguiamo una procedura o una tecnica che abbiamo imparato da qualche parte e questa non viene eseguita ad un livello molto alto, allora quella tecnica non ci appartiene e non si può dire di aver raggiunto un alto livello professionale. Inoltre è possibile danzare con la musica, ma se il ritmo della danza non è abbastanza buono, ciò che danziamo non può passare come una performance.
Se la procedura o la tecnica di danza che abbiamo imparato non è tecnicamente cristallizzata è solo una danza presa in prestito. Si potrebbe quindi dire che non è una danza concreta. Allora cosa fare? Prima di tutto trovare in sé stessi qualcosa di concreto, qualcosa che nessuno può mettere in discussione in termini di tecnica e danzarlo riccamente o disperatamente (vittoria, sconfitta o meriti tipici della competizione non esistono nella nostra danza). Questo è il significato di danza o in altre parole “danzare il proprio corpo”. Se non siamo convinti di questo, per favore verifichiamo cosa ci spinge a danzare.
Vi sono persone che dicono di danzare per guarire se stessi. All’inizio questo è ammissibile ma se lo si fa alla fine diventa un problema. Questo perché la nostra danza non può essere un qualcosa che facciamo da soli, per noi stessi. Si richiede sempre qualcuno a guardare, un testimone. Per dirla semplicemente si tratta di una prestazione (lo scambio con il pubblico) e se posso usare le mie parole preferite, è come avere il bisogno di una risoluzione che verrà messa in mostra.

La danza quindi può essere un mezzo per la guarigione di sé, per trarre gioia ma allo stesso tempo, se si è fortunati, per toccare il cuore degli altri. Se si dimentica questo la danza diventa un atto egoista volto solo a soddisfare se stessi. Una danza di questo tipo, come descritto sopra, può non suscitare interesse da un punto di vista sociale ne può farci diventare famosi o guadagnare un sacco di soldi. Questo perché alla società piace creare quadri e modelli. Creare superiorità senza struttura. La società mette un prezzo sulla danza come per una merce. Pertanto, coloro che aspirano al nostro tipo di danza devono avere un grande coraggio di risoluzione e non preoccuparsi di non divenire famosi o di essere fuori da concorsi o competizioni.

Masaki Iwana    Atene. 16 Febbraio 2009     Traduzione: Mattia Doto

Iwana Masaki

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